Il suo odore è inconfondibile, lo riconosci tra mille.
Abbronzatura dorata e irresistibile.
Lo stomaco brontola dall’impazienza.
“Un crocchè, per favore”.
E che nessuno si offenda, se lo chiamiamo anche panzerotto, per la sua forma panciuta.
Tondo è bello.
Non c’è dubbio, ospite d’onore e pezzo forte della friggitoria partenopea, la sua funzione è strategica: il crocchè di patate è l’antipasto per eccellenza, solletica lo stomaco e lo prepara ad accogliere la pizza in arrivo.
Ma è così buono che quasi mai ci si limita a mangiarne uno solo…
IN PRINCIPIO ERANO LE CROQUETAS (FORSE)
La paternità è incerta: c’è chi la attribuisce alla Spagna con le croquetas de jamon (cioè crocchette di prosciutto) che si sarebbero diffuse durante la dominazione spagnola.
Ricetta che poi è stata rivisitata all’occorrenza nelle case più umili, utilizzando le patate –alimento povero per eccellenza- al posto del prosciutto e del latte.
Successivamente vengono aggiunti uovo e prezzemolo.
E, ancora più tardi, un cuore di fior di latte (di Agerola, nel nostro caso).
Altri invece attribuiscono la paternità del crocchè alla Francia angioina: le croquettes sarebbero state infatti un piatto particolarmente apprezzato, tanto che il nutrizionista di corte le menzionò addirittura in un suo trattato.
Come fare delle patate un ottimo uso, insomma.
La certezza sulle sue origini non l’avremo… e in fondo cosa importa? L’unica cosa che sappiamo è che l’abbiamo fatto nostro, rivisitandolo, personalizzandolo, ma conservandone la sua semplice, irresistibile bontà.
È quello che ripetiamo sempre: come tutti i piatti semplici, nasconde insidie. Insomma s’adda sapè fa.
E qui, da Vanacore, il crocchè è una cosa seria.
Cosa significa? Semplice: patate freschissime, ingredienti di qualità e filiera corta.
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