Nel comune immaginario, quando si pronuncia la P-Word, si pensa quasi in modo automatico a Napoli, alla sua pizza sottile di cui non riesci a sollevare una fetta senza che si pieghi su sé stessa.
LA TRADIZIONE SUPERA L’ARROGANZA?
Sì, sì, lo sappiamo.
La pizza napoletana è stata dichiarata patrimonio UNESCO. Tuttavia, pizzaioli napoletani, non crederete mica di possedere il segreto della vita (e della pizza) eterna?
Modesta, silenziosa e deliziosa, la pizza di Gragnano è l’antieroe di questa storia, eppure è quella che più ha da raccontare sul territorio…il suo odore evoca la tradizione della terra gragnanese, uno stile rustico e casereccio in grado di mettere in discussione la supremazia dell’inflazionata pizza di Napoli.
Forse è ora che la Regina ceda la sua corona.
TUTTO INZIA (E FINISCE) CON L’IMPASTO
Mostrami di che pasta sei fatto e ti dirò chi sei: in questo caso l’impasto è frutto di un mix di farine (ben 5, alla faccia del minimalismo culinario) sapientemente dosate, lievitazione che va dalle 24 alle 72 ore e la doppia cottura che garantisce una digeribilità da fare invidia alla più leggera delle insalatine.
Una lunga tradizione che si tramanda da generazioni, il cui segreto non puoi sapere, ma puoi gustare.
E mentre i napoletani si vantano del loro cornicione alto e morbido, la pizza di Gragnano conquista i palati a suon di scrocchi, in perfetto equilibrio tra il croccante e il soffice.
In conclusione, Regina di Napoli, forse è il momento di cedere un po’ della tua supremazia e riconoscere nella pizza di Gragnano una degna avversaria…che tanto qui ci sono stomaco e palato in abbondanza per tutte e due!
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